La classe 1 E con la professoressa Simona Donati ha partecipato con successo al Progetto "Piccolo dizionario immaginario dei ragazzi e delle ragazze". La Fondazione Pordenonelegge in collaborazione con la Fondazione Treccani da 24 anni organizza il Festival Pordenonelegge, divenuto uno degli eventi culturali di maggior rilievo del panorama culturale italiano. Nel 2023 ha curato la stesura di tale Dizionario per far "dire"ai ragazzi/e della scuola secondaria di primo grado, con l'aiuto dei loro insegnanti, le parole a loro "care"e capaci anche di descrivere il mondo interiore in cui vivono con qualche proiezione verso un futuro immaginario. Gli studenti coinvolti hanno definito un glossario di parole per costituire un atlante affettivo imperdibile per chiunque voglia saperne di più sulla generazione Alpha (11-14 anni). Queste le parole scelte dalla classe tra le tante elaborate e poi inviate e pubblicate: Anime-Cuore-Sorriso.
ànime [/à-ni-me/], s. m. invar. [¶ s. giapp., deriva dall’abbreviazione di animēshon (アニメーション), traslitterazione giapponese della parola inglese animation, ovvero «animazione» (アニメ?/ anime)]. 1. Anime è un termine con cui si indicano le opere di animazione di produzione giapponese. In Giappone invece il lemma designa tutti i tipi di animazione, sia quelli prodotti in patria sia quelli importati dall’estero. I primi esempi commerciali di anime risalgono al 1917, ma è solo negli anni Sessanta, grazie soprattutto all’influenza delle opere e delle pratiche produttive di Osamu Tezuka, che il medium ha acquisito le sue caratteristiche salienti. Nel corso dei decenni successivi gli anime hanno ottenuto grande popolarità in Giappone e all’estero e dagli anni novanta godono di una distribuzione e di un richiamo globale. 2. Mondi alternativi frutto dell’immaginazione di persone straordinarie diventati popolari grazie alle loro fantasiose e bizzarre avventure. 3. Posti in cui potersi ritirare nel caso di grande frustrazione, grazie alle loro divertenti o immersive avventure, alcune volte sperando di vivere un giorno negli anime che tanto si ama. 4. L’anima dei creatori che prende forma fisica, svelando l’immensa potenzialità dell’umanità. 5. Capolavoro possibile solo grazie all’impegno di persone così creative da poter creare un mondo tutto loro, che può far cambiare persone, creare nuove passioni, risvegliare dei cuori spenti, far “sbrilluccicare” gli occhi dei bambini, dare la forza per cambiare ecc.
. cuòre [/cuò-re/], s. m. [¶ dal lat. cŏr, ant. core, indoeuropeo Krd, gr. Kardia]. 1. (Anat.) Organo muscolare, cavo, di forma approssimativamente conica, situato nell’uomo tra polmoni, sterno e diaframma, con la base in alto e l’apice in basso rivolto a sinistra. Costituisce il centro motore dell’apparato circolatorio, situato tra i due polmoni sopra al diaframma, davanti alla colonna vertebrale, dietro lo sterno. A forma approssimativamente conica ed è costituito da quattro cavità: due atri e due ventricoli. Presente negli esseri viventi tranne nelle piante. 2. La zona del petto corrispondente al cuore: si strinse il figlio al c. 3. Uno dei quattro semi delle carte da gioco francesi. 4. Punto centrale di qualcosa: nel c. della città. 5. Il cuore è il fulcro dei sentimenti, specialmente nell’amore. Per noi il cuore è una parte indispensabile, che controlla le C, c emozioni, per esempio l’amore, tipo quando una persona ti piace ti batte il cuore. Anche nella paura, tipo quando hai il cuore in gola. Quando non provi nessuna emozione hai il cuore di pietra e il contrario è avere il cuore tenero, cioè essere una persona molto dolce. 6. Il cuore è un organo che ci batte molto quando siamo innamorati, questa parola c’è anche all’interno di una canzone famosa il cui titolo è Tre parole che sono: sole, cuore e amore cantata da Valeria Rossi. Il cuore non batte solo per amore ma anche per paura, ansia, tristezza, rabbia come un tamburo che batte velocissimo e fortissimo. Il cuore è come uno scudo, è qualcosa che non possiamo spiegare però una cosa la sappiamo: ci fa stare bene. 7. È il simbolo dell’amore, infatti il quattordici febbraio tutte le vetrine sono piene della figura stilizzata del cuore, che poi non ha niente a che fare con la sua vera forma. Chissà a cosa pensava chi l’ha disegnata? Due orecchie unite, l’unione di due manici di tazze, o a una foglia capovolta… 8. I Greci si sono inventati un angioletto che tira una freccia con la punta a forma di cuore per fare innamorare le persone. 9. Quando una storia finisce gli amici accusano uno dei due di aver spezzato il cuore all’altro, ma come si può prendere il cuore a qualcuno e romperlo in mille pezzi? 10. Che bello sentirlo battere all’impazzata, con la paura che chi ti sta vicino possa sentirlo ed accorgersi che davanti a te si è palesato quel biondino della terza C. 11. In base all’aggettivo che diamo al cuore possiamo trovare: il c. pesante per chi è deluso e dispiaciuto, un c. d’oro per una persona generosa, un c. solitario per chi vuole innamorarsi, c. di leone per chi è coraggioso… Ma possiamo anche ridere di c., ossia in modo spontaneo; piangere di c., essere dispiaciuti; stare a c., cioè essere affezionati; sentire un tuffo al c. o stringere il c. 12. Addirittura, c’è chi parla di togliere un peso dal cuore, quando abbiamo combinato qualcosa e finalmente abbiamo trovato il coraggio di confessarlo. 13. Organo muscolare che costituisce il centro motore dell’apparato circolatorio. 14. È forse la parola più usata e abusata, talvolta diventa quasi un nome proprio quando teniamo tantissimo ad una persona e per chiamarla usiamo proprio la parola cuore: c. mio, vieni da me. 15. La usiamo quando vogliamo che gli altri credano alle nostre parole, C, c quando vogliamo essere sinceri e spontanei: dire qualcosa con il c. 16. Indica la parte principale, l’essenza delle cose: andare al c. del problema. 17. (Fig.) legame stretto e speciale tra una persona e un’altra: legami di c. 18. (Fig.) essere generosi, solidali, altruisti: essere persone di c. 19. (Fig.) Spazio infinito che accoglie -c’è posto per tutti -, come nel cuore di una mamma. Il cuore è il centro delle emozioni. ◊Sin. muscolo, organo cardiaco, miocardio, figurato (Fig.) sentimento, sensibilità, affetto, bontà, carità, compassione. ◊Contr. mente, ragione, indifferenza, freddezza, insensibilità, durezza, cattiveria.
sorriso [/sor-rì-so/], s. m. [¶ dal lat. surridère, comp. di sub «sotto» e ridère «ridere»]. 1. Modo di disporre le labbra che indica un sentimento di contentezza o di soddisfazione. 2. Participio passato di sorridere. 3. È qualcosa di istantaneo, come quando scatti una fotografia e tutti in coro ripetono cheese. 4. È un modo di esprimere un senso improvviso di serenità, la felicità di incontrare qualcuno, è qualcosa che appare dopo aver sentito una bella notizia. C’è chi dice che un sorriso vale più di mille parole e ha ragione, perché quell’incurvarsi delle labbra scalda il cuore a chi lo riceve, rischiara la giornata a chi è partita con il piede storto, è quel barlume di luce che dà la spinta ad aprirsi con chi ti è di fronte. Si sente dire strapS, s pare un sorriso: sembra rompere un foglio di carta in mille pezzi e farli trasportare dal vento, ed invece è la cosa più bella che si possa fare. Fare una battuta con qualcuno che è arrabbiato o semplicemente abbracciare un amico che sta piangendo facendolo sentire a casa. Il dottore dice che fa bene alla salute, perché si rilasciano endorfine, aiutando a combattere lo stress ed allungando la vita, e tutto ciò solo utilizzando dodici muscoli. 5. Però i sorrisi non sono tutti uguali: bisogna stare attenti! C’è il sorriso sincero di un amico che ti tende la mano quando sei in difficoltà, c’è quello imbarazzato che si nasconde dietro il colore paonazzo, c’è quello di circostanza che si fa perché l’etichetta dice così e poi quello falso di chi si proclama amico ed invece ha già pronto l’inganno. 6. È talmente importante che qualcuno si è inventato di dipingere dei sassi e li ha lasciati qua e là per le vie della città, con la speranza che il volto di chi l’avrebbe raccolto si illuminasse con un semplice sorriso. 7. L’atto e il modo di sorridere. Costa poco farlo, anzi è gratuito. È l’unico contagio che non fa male, una luce a tutti gli effetti. Nessuno te lo insegna, eppure tutti lo sappiamo fare già quasi da neonati, quasi che la vita stessa ne avesse bisogno da sempre. Un riso leggero, un movimento della bocca che può trasformarsi a tempo debito in medicina salva-mondo e salva-te. Potrebbe assomigliare a un bicchiere d’acqua che si riempie, si riempie fino a quando l’acqua è costretta a uscire dal bicchiere; allo stesso modo il sorriso “fa uscire” dal tuo animo ciò che c’è di buono, come se non riuscissi più a tenere tutto dentro e così lo fai “sgorgare” per annegare un brutto voto a scuola, tuo papà che non ti vede o l’amica che ti sparla dietro, certo che non esistano controindicazioni. Se il sorriso non lo fai tu, ma ti arriva, ti rendi conto che ti fa stare bene, non porta parole, ma ne ha mille insieme: sono con te, sto bene in tua compagnia, grazie, voglio sollevarti il morale. Anche se si corre il rischio che sia “finto”, sorrisetto o sorrisino, è una finestra di bellezza sul mondo, più bella ancora se a sorriderti è il ragazzo o la ragazza che ti piace, forse il professore prima di iniziare l’interrogazione, il tuo cane quando torni a casa, a volte la mamma, ma dipende. A volte ti viene da sorridere quando fai qualcosa che ti prende, ma hai quasi paura di passare per pazzo. C’è chi è più fortunato e ha il sorriso S, s negli occhi, chi ce l’ha “sulle labbra”, chi ce l’ha “per tutti”, chi ce l’ha “dolce”, “indimenticabile” quello di chi ama, il miglior sorriso ti regala il senso di quello che cerchi. ◊Sin. allegria, contentezza, riso, risolino, ghigno, ilarità, spensieratezza, felicità, gioia, serenità, ottimismo. | (fig) bellezza, letizia, grazia. ◊Contr. pianto, lamento | tristezza, malinconia, dolore, infelicità, serietà, preoccupazione | (fig) disgusto, noia, fastidio.